Teresa Pizzutto
Ieri, 28 maggio 2025, verso sera,
il Signore ha accolto nella sua Casa la nostra cara sorella
il Signore ha accolto nella sua Casa la nostra cara sorella
suor Gianvittoria Teresa Pizzutto,
di anni 90,
ricoverata dal giorno prima all'ospedale civile di Padova.
Apparteneva alla provincia d’Egitto e viveva nella comunità “Nazareth” di Casa Madre – Padova.
Verso la sera di oggi, 28 maggio 2025, suor Gianvittoria Pizzutto ha concluso il suo cammino tra noi e lo ha iniziato in cielo, accolta dal Padre della misericordia e dai tanti fratelli e sorelle, specialmente malati e lebbrosi, che lei ha servito con totale dedizione. Fino all'ultimo il suo pensiero è stato per loro e a loro ha dedicato le sue energie, sempre.
Sapeva lei e sapevamo noi che la sua malattia era tra le più difficili da curare, ma con tutte le sue forze ha sperato e lottato accettando le continue cure, anche quando erano pesanti da affrontare.
Alla comunicazione della superiora generale facciamo seguito con alcune note relative alla sua vita.
Nata a Piavon di Oderzo (Treviso) il giorno 1 aprile 1935, era entrata nella famiglia elisabettina nel 1954 e aveva fatto la professione nel 1956.
Dopo un anno di preparazione al servizio infermieristico, ospite presso il sanatorio infantile “E. Vendramini” di Roma, lavorò presso l’ospedale civile di Padova come addetta alla farmacia, tempo in cui completò anche la sua preparazione professionale.
Nel 1963 l’obbedienza la chiamò a offrire il suo servizio nella missione di Egitto.
Per sei anni fu alla clinica “Dottor Rocchi” a Ghiza, poi per quattordici anni presso il Caritas social Centre sempre a Ghiza, dove rivestì anche il ruolo di superiora della comunità.
Nel 1985, una nuova chiamata: assistere i malati nel lebbrosario di Abu Zaabal, a quaranta chilometri dal Cairo, nella comunità che si sarebbe aperta a Heliopolis, periferia del Cairo. Il suo è stato un sì generoso che ha messo in movimento non solo il suo cuore di apostola e le sue competenze infermieristiche, ma anche la sua intraprendenza, accompagnata da coraggio per bussare alle porte di benefattori in Italia e all’estero, per dare al lebbrosario una dimensione a misura della dignità delle persone già private delle relazioni familiari, a causa della malattia che allora si presentava incurabile. E ci riuscì. Nei quasi quarant’anni (1985-2024) da lei vissuti con loro e per loro. anche insieme alle suore comboniane, il lebbrosario divenuto ospedale ha assunto un volto gioioso, fraterno, ben attrezzato per curare ogni tipo di disagi provocato dalla lebbra.
La comunità elisabettina di Heliopolis, di cui più volte fu superiora, maturò sensibilità sempre più attenta e solidale con questi fratelli colpiti dalla malattia e aperta alla collaborazione con volontari e benefattori.
Il rientro in Italia, suo malgrado, lasciò un vuoto affettivo ad Abu Zaabal e anche nelle consorelle, che hanno sempre goduto della sua passione apostolica e di attenzione al povero.
Come ha detto la superiora generale nel dare comunicazione, suor Gianvittoria era consapevole della sua malattia e con generosità e progressiva accoglienza si preparò all’incontro con il Signore, da lei servito con tanto amore nei suoi fratelli.
Ora la pensiamo tra le sue braccia e l’accompagniamo con la preghiera di suffragio.
Madre Maria così conclude:
Sapeva lei e sapevamo noi che la sua malattia era tra le più difficili da curare, ma con tutte le sue forze ha sperato e lottato accettando le continue cure, anche quando erano pesanti da affrontare.
Alla comunicazione della superiora generale facciamo seguito con alcune note relative alla sua vita.
Nata a Piavon di Oderzo (Treviso) il giorno 1 aprile 1935, era entrata nella famiglia elisabettina nel 1954 e aveva fatto la professione nel 1956.
Dopo un anno di preparazione al servizio infermieristico, ospite presso il sanatorio infantile “E. Vendramini” di Roma, lavorò presso l’ospedale civile di Padova come addetta alla farmacia, tempo in cui completò anche la sua preparazione professionale.
Nel 1963 l’obbedienza la chiamò a offrire il suo servizio nella missione di Egitto.
Per sei anni fu alla clinica “Dottor Rocchi” a Ghiza, poi per quattordici anni presso il Caritas social Centre sempre a Ghiza, dove rivestì anche il ruolo di superiora della comunità.
Nel 1985, una nuova chiamata: assistere i malati nel lebbrosario di Abu Zaabal, a quaranta chilometri dal Cairo, nella comunità che si sarebbe aperta a Heliopolis, periferia del Cairo. Il suo è stato un sì generoso che ha messo in movimento non solo il suo cuore di apostola e le sue competenze infermieristiche, ma anche la sua intraprendenza, accompagnata da coraggio per bussare alle porte di benefattori in Italia e all’estero, per dare al lebbrosario una dimensione a misura della dignità delle persone già private delle relazioni familiari, a causa della malattia che allora si presentava incurabile. E ci riuscì. Nei quasi quarant’anni (1985-2024) da lei vissuti con loro e per loro. anche insieme alle suore comboniane, il lebbrosario divenuto ospedale ha assunto un volto gioioso, fraterno, ben attrezzato per curare ogni tipo di disagi provocato dalla lebbra.
La comunità elisabettina di Heliopolis, di cui più volte fu superiora, maturò sensibilità sempre più attenta e solidale con questi fratelli colpiti dalla malattia e aperta alla collaborazione con volontari e benefattori.
Il rientro in Italia, suo malgrado, lasciò un vuoto affettivo ad Abu Zaabal e anche nelle consorelle, che hanno sempre goduto della sua passione apostolica e di attenzione al povero.
Come ha detto la superiora generale nel dare comunicazione, suor Gianvittoria era consapevole della sua malattia e con generosità e progressiva accoglienza si preparò all’incontro con il Signore, da lei servito con tanto amore nei suoi fratelli.
Ora la pensiamo tra le sue braccia e l’accompagniamo con la preghiera di suffragio.
Madre Maria così conclude:
Ringraziamo il Signore per averla avuta come sorella nella fede e nella famiglia religiosa.
Un ricordo affettuoso per le sorelle della provincia di Egitto alla quale suor Gianvittoria era ascritta e nella quale ha dato tutto quanto poteva; un grato pensiero per le sorelle della comunità "Nazareth" di Casa madre nella quale viveva e per i nipoti che affettuosamente le sono stati accanto.
Il Signore la tenga nella sua luce.
Un ricordo affettuoso per le sorelle della provincia di Egitto alla quale suor Gianvittoria era ascritta e nella quale ha dato tutto quanto poteva; un grato pensiero per le sorelle della comunità "Nazareth" di Casa madre nella quale viveva e per i nipoti che affettuosamente le sono stati accanto.
Il Signore la tenga nella sua luce.